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Участник:Rainaldo Rossi/Черноwiki
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История общественных центров в Италии

Il problema del tempo libero svuotato di senso, dell'isolamento giovanile, della carenza di spazi aggregativi, sono alla base dell'esigenza della creazione di centri sociali. Occupazione ed autogestione divengono due condizioni essenziali per potersi liberare delle logiche restrittive della societ e dei partiti. Per contrastare l'alienazione della vita metropolitana, soprattutto quella delle periferie delle grandi citt, confrontarsi e ritrovarsi, per promuovere informazione alternativa e controcultura, nascono nella seconda met degli anni settanta (e non senza l'influenza delle comunit Hippie di quel periodo) i primi CSOA nel nord Italia, ma anche a Roma con la nascita del csoa Forte Prenestino.

Dal Sessantotto ad oggi le occupazioni si sono susseguite in varie citt d'Italia (stabili abbandonati, ex fabbriche, ville, appartamenti, case sfitte, ecc...) seguendo la logica della riappropriazione di spazi pubblici e destinati alla collettivit, senza scopo di lucro, senza fini commerciali, senza mire partitiche. In questi spazi si sono susseguiti dibattiti sulla condizione giovanile, happening, sperimentazioni, concerti, assemblee, fino a diventare luoghi di abitazione.

Le prime occupazioni furono portate avanti dal Movimento Studentesco, Lotta Continua, Potere Operaio ed Avanguardia Operaia, movimenti dell'estrema sinistra extraparlamentare a componente fortemente giovanile (sia studentesca che operaia) che nel 1968 sull'onda della Rivoluzione Culturale di Mao Zedong avevano intenzione di rompere una volta per tutte con la sinistra "borghese" e parlamentare del PCI.

A met degli anni '70 per la crescente militarizzazione dello scontro sociale travolse molte di queste giovani formazioni e mentre da una parte alcuni movimenti decisero di moderarsi (vedi l'esperienza di Lotta Continua come partito alleato del PCI alle elezioni o in seguito quella di Democrazia Proletaria) altri come Autonomia Operaia (nata da Potere Operaio) continuarono sulla loro strada. Dalla met degli anni '70 fino ai primi anni '80 con gli autonomi fiorirono centri sociali in tutt'Italia.

Ma durante gli anni '80 cominciarono a manifestarsi con evidenza le spaccature tra le varie correnti dell'Autonomia. In seguito all'uccisione di Walter Maria Greco detto "Pedro" si attu una vera e propria scissione tra chi voleva moderare le forme di lotta e chi non intendeva cambiare percorso. Si generarono cos delle fazioni del movimento autonomo ancora oggi evidenti nel variegato movimento no-global e nel circuito dei centri sociali: i disobbedienti, gli antagonisti (che hanno ereditato il nome "autonomi") e gli M-L (marxisti-leninisti) anche detti pi semplicemente "comunisti". Il pensiero dei disobbedienti si basa sul principio della disobbedienza sociale come forma di lotta. Al contrario dell'opinione comune i disobbedienti non sono assolutamente comunisti (Luca Casarini ad esempio, noto leader, si autodefin un anti-comunista) poich parlano di "moltitudini" anzich di "classi sociali" o di "proletariato", di "guerra globale" anzich di "imperialismo", di "impero sovranazionale" al contrario di "capitalismo imperialista" riprendendo in toto le tesi di negriane (in particolar modo di Impero) e rifiutando le basi dell'analisi marxista della societ. Gli antagonisti (autonomi odierni) sono comunisti e si rifanno principalmente all'operaismo degli anni '70 utilizzandolo come strumento dinamico per la lettura della societ attuale e la definizione e l'organizzazione dei segmenti sociali in lotta; sono assolutamente marxisti e leninisti nella misura in cui questi due termini sono stati definiti dal pensiero del marxismo autonomista negli anni '70, che spacc completamente con le idee comuniste sviluppiste tipiche dei cosiddetti comunisti istituzionali (PCI in primis). Gli M-L (comunisti), invece, si rifanno al pensiero comunista marxista-leninista-maoista passando per Stalin, concettualizzandolo in chiave movimentista. Tra questi ultimi vi la tendenza a concepire forme di lotta armata spontaneista (bisogna tenere conto che fu dal Movimento del Sessantotto che nacque e si svilupp la lotta armata). Nei loro confronti il movimento dei centri sociali da sempre spaccato. Secondo alcuni la lotta armata, difettando di una buona analisi di fase e del perseguimento della linea di massa (oltre che a non essere organizzata), risulta nociva per la sua precocit rispetto alle condizioni sociali esistenti nel rapporto tra iniziativa capitalista e autonomia di classe. Secondo altri le avanguardie proletarie che intraprendono il cammino rivoluzionario della guerriglia, la lotta di classe di lunga durata (essendo ormai uscita dalla storia la strategia insurrezionalista di derivazione terzintenazionalista), dimostrano tutta la loro maturit, la loro coscienza ed organizzazione di classe, nella creazione di un partito rivoluzionario (Brigate Rosse, Prima Linea, Nuclei Armati Proletari, ecc...) e nell'individuazione degli obiettivi della sua azione sociale (volta all'abbattimento del capitalismo). Proprio per questa natura proletaria e sinceramente rivoluzionaria alcuni militanti di diversi centri sociali (specialmente quelli comunisti) sostengono e supportano ancora oggi chi intraprende la lotta armata, in sintonia con i loro ideali. Vi sono poi centri sociali in mano a partiti o sindacati, altri invece non fanno attivit politica limitandosi a ospitare momenti di svago e socialit, altri ancora sono legati al movimento anarchico e libertario.

Questi luoghi sono ancora attivi e nuovi ne continuano a nascere. Al di l della riuscita o meno dei progetti politici "rivoluzionari" o alternativi (nella quasi totalit dei casi gli occupanti sono impegnati nelle lotte dell'estrema sinistra, della sinistra extra-parlamentare o del movimento no global), in ogni caso questi luoghi hanno segnato alcune generazioni e proposto concretamente linguaggi e idee importanti, proposte di nuova e riscoperta socialit, anche se oggi anche i centri sociali risentono del clima individualista della moderna societ, ma con la crisi sistemica che stiamo attraversando potrebbero tornare protagonisti della scena politica e sociale.

Самоуправляемые общественные центры в регионах Италии и других странах

Общественные центры и музыка

Nei centri sociali, la musica sempre stata ed un importante motivo di attrazione e di esistenza stessa dei CSOA, i quali spesso si prodigano nel promuovere cultura e autorganizzazione anche nell'approccio ai generi musicali. Tuttavia, la musica per eccellenza che nasce nei centri sociali (e attraverso questi si diffonde e cresce) il rap e il raggamuffin in italiano. Infatti molti artisti muovono i primi passi proprio dai centri sociali, cantandone le idee, gli scopi, i sogni e le realt che si vivono all'interno e all'esterno di questi circuiti. Appartengono a questa categoria l'esplosione artistica delle Posse, avvenuta negli anni novanta, il cui motore centrale furono l'Isola del Kantiere di Bologna, il Centro Sociale Occupato e Autogestito Leonkavallo di Milano e il Forte Prenestino a Roma, tra quelli tra pi importanti e attivi. Il clima di sperimentazione politica e creativa messo in atto nei centri sociali dette luogo successivamente ad alcuni criticati embrioni di un nuovo tipo di centro sociale "aperto" alle influenze esterne ma con scarsa attenzione alla militanza politica, privilegiando di fatto l'aspetto sociale.

Ad oggi, per non esiste pi una musica specifica dei centri sociali, il reggae e il raggamuffin hip hop a fine anni ottanta hanno affiancato la versione hardcore punk tra i generi preferiti, ma in realt tali spazi autogestiti trovano ispirazione in tutti i campi musicali, in special modo in generi di sperimentazione o di scarso appeal commerciale. Inoltre nei centri sociali ci sono moltissimi concerti Oi!, genere musicale tipico degli skinheads antifascisti o skinheads di sinistra che spesso gestiscono e frequentano i centri sociali.

Проблематика в связи с присутствием общественного центра в жилом районе

L'occupazione di per se un reato in quanto lesiva degli interessi dei proprietari degli stabili, generalmente enti pubblici. Lo sgombero degli occupanti spesso un'operazione delicata che ha in alcuni casi incontrato tentativi di resistenza, talvolta con manifestazioni violente.

La presenza del centro sociale pu risultare, a volte, sgradita ai residenti nelle aree limitrofe a questo (schiamazzo, consumo di droghe leggere...). Non mancano tuttavia esperienze in cui alcuni centri sociali sono venuti ad accordi con le amministrazioni comunali (semiregolarizzando o regolarizzando l'occupazione dell'edificio) e con il vicinato (concordando limiti di orario e di decibel).
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